Maria Organtini


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Il Libro

Le opere Poetiche > 2004-Venti caldi e tele sfilacciate - Ediz. Montedit

Prefazione


La raccolta poetica di Maria Organtini ci permette di intraprendere un viaggio spirituale ricco di emozioni e di condividere esperienze e stati d'animo che l'autrice comu_nica con intensità e nel contempo perizia tecnica. Il percorso è caratterizzato da ricordi che si snodano dal_le memorie dell'infanzia, dei luoghi cari, come il lago di Bracciano, fino ai sentimenti provati e vissuti in modo inci_sivo nel corso degli anni. La poetessa coglie tutte le sfumature dell'amore: la passione, una componente di sensualità che è anche abbandono, ricerca di fusione nell'altro, dedizione completa fino a riproporre il binomio Eros e Thanatos.
La musicalità che distingue queste liriche è conseguita tramite i numerosi enjambement, la scelta attenta dei so_stantivi, il loro abbinamento: e l'ebbrézza dei tuoi bacii segna giri di perle / attorno ai miei seni.
Pare di rivivere l'incanto dei madrigali di Tasso con l'ite_razione di parole della medesima matrice semantica: Amore che m'ami I amami sempre con forza; ...le fai scor_rere lente le ore I del tempo che crea ansie. Ma il prodigio è insidiato dalla fugacità della vita; lo scorrere del tempo sembra minare il magico clima di un'attesa senza confini.
E proprio l'antitesi tra ansia di eterno e precarietà a sug_gerire un'atmosfera ineffabile in cui la natura assume con_notati antropomorfici, in un alternarsi di versi brevi e lun_ghi. Nelle notti silenziose, l'acqua di mare, i falò, la sabbia umida diventano simboli di sensazioni antitetiche: ardore e aspirazione ad una pace profonda.
Alcuni riferimenti alla dimensione quotidiana:
Tu sbucci una mela, La calza appesa attende i dolci, Con le olive verdi, tu inventavi giochi, rendono più concreto un dialogo ininterrotto con gli altri, il cosmo e il trascendente.
Si vive uria profonda religiosità che è accettazione anche del dolore, di un compito assegnato nella gioia di donare al prossimo, di non chiudersi in un'aura solipsistica.
Le liriche di carattere sociale: All'A.I.D.O di Monza, all'Adozione, attraverso le strade d'Europa attestano un interesse spiccato verso la realtà che ci circonda. L'attenzione verso le singole persone è confermata dai testi ispirati a personaggi come Madre Teresa di Calcutta, il piccolo Alfredino, ad amici ricordati con tratti delicati e discreti. L'autrice non scade mai nell'encomio, ma riesce con pochi tocchi a ritrarre le figure di persone a lei care.
In A Mariacristina Pianta il riferimento al gelsomino notturno, di pascoliana memoria, sembra suggerire la poetica dell'effigiata.
In A Janne Rossi Lecerfla grafologa segue le linee del destino/tracciate sui bianchi fogli in un'atmosfera di attesa percorsa dal tempo.
La facoltà di dipingere con le parole si individua nelle poesie dedicate a pittori cui è legata da familiarità e dimestichezza. I sentieri, i boschi, gli alberi, le antiche grotte, i campi di grano in Brianza, il lago con le suggestive ninfee svelano un vivo cromatismo e ci appaiono con una consistenza inci_siva che non possiamo dimenticare.
Un personaggio, in particolare, emerge e non ci abbandona: Linda, la madre di Maria Organtini, che si presenta forte, generosa, capace di proteggere e di consolare, dando un senso alla nostra vita, come la poesia dell'autrice.
Significato e significante si fondono e la cura formale valorizza il messaggio dell'opera che, in una gamma di sfumature, ci invita a spaziare con la fantasia "oltre il tempo" senza più provare "il peso della solitudine".

Mariacristina Pianta



Nota dell’Autrice

"Provo la più grande delizia quando sento l'anima
affamata ed il cuore assetato d'amore."

(Khalil Gibran)


Stavo cercando le parole più appropriate per esprimere l'emozioni che da sempre si agitano dentro di me, quando aprendo il libro del mio autore preferito mi sono imbattuta in queste parole. Credo che esse si adattino molto bene a fare da chiave di lettura alle emozioni e alle sensazioni che sono racchiuse nei versi di questa mia ultima raccolta di poesie. Il titolo "Venti caldi e tele sfilacciate..." non è stata una banale scelta, ma è indicativo di esperienze vissute in primis, dove l'emozione dell'ispirazione poetica trova nei... Venti caldi, il brivido del primo amore e nelle... tele sfilacciate, la realtà di un sogno che si estingue nel ricordo.
Noi tutti siamo in cammino e questa è una realtà che ci accompagna, dove giorno dopo giorno viviamo l'esperienza del confronto con coloro che abbiamo scelto da amare e ai quali demandiamo a volte, l'incognita delle scelte. Nulla di tutto ciò che riusciamo a ricordare ci restituisce un luogo, una persona, ma solo l'illusione della nostra solitudine ci affranca dal dovere di giustificarci per aver osato andare oltre l'apparenza. Ecco, l'apparenza, ci costringe a guardaci dentro. Una "Sala degli specchi" ci accoglie e noi osserviamo stupiti le immagini che si affollano nella nostra niente: le nostre origini, gli amici di ieri e attuali, gli impegni sociali ai quali abbiamo cercato di dare la parte migliore di noi stessi e tutte le altre occasioni che si alternano in questo limbo di sogni.
C'è in questa raccolta il desiderio di stringere in un abbraccio ideale le persone a cui si vuoi bene o alle quali dobbiamo una pausa gioiosa della nostra vita trascorsa in famiglia, nel volontariato, e dedicata al Cenacolo dei Poeti e Artisti di Monza e Brianza. La scelta delle immagini realizzate per me da Rita, sono la testimonianza di un'amica ritrovata come la trama di un canovaccio dove i nodi intrecciati ad arte formano un disegno: la vita!
Questa vita che si nutre d'amore e si fa dono di se stessa.

Maria Organtini




In memoria di Madre Teresa di Calcutta

Sento l'odore acre dei corpi adagiati sull'asfalto
e non posso andare oltre:
confini d'umanità.
Un lembo stracciato copre nudità ingenue,
ferite ataviche.
Sento l'odore degli escrementi
e il lino bianco della veste
unico sipario di questa storia,
strumento ultimo di redenzione:
pietà, mio Dio! Pietà per noi
che osiamo sfidare il Tuo tempo.
Mi hai dato i piedi per camminare
sulle Tue orme.
Mi hai dato le mani per asciugare
lacrime e ferite.
Mi hai dato occhi per vedere il Tuo volto.
Mi hai reso sensibile ai profumi
per assaporare l'aroma delle Tue piaghe.
Signore eccomi,
povera come il Tuo volere mi ha concepita
mi offro in dono: ultimo desiderio di quel Figlio
che Tu hai voluto per noi.

Monza, 16 settembre 1997



La sosta - foto di
Rita Corigliano


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