Maria Organtini


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Dal 1980 al 1989

Le prefazioni scritte

Anno 1980

Poesie raccolte a R.T.A. da Nevio Sala - Ediz. Tipografica Sociale Monza

Mentre mi accingo a scrivere queste brevi note per spiegare al lettore come e perché è nato questo libro, vorrei che «tu» caro lettore, e scusami se mi permetto questa confidenza, ponessi mente per un attimo atta da­ta di nascita e di emissione di questo libro. Perché? Mi chiederai, ma è semplice, in qualsiasi epoca ti toccherà di leggermi, tu potrai collocarmi qui: a cavallo tra il 1978-1980, due anni questi molto caldi per la società Italiana, in cui è notizia di questi giorni, si arriva ad uccidere un figlio di fronte ai genitori nella propria casa, senza porsi problemi di dignità e diritto detta vita umana, mentre questo libro è nato proprio in funzione di un grande amore che riesce a sopravvivere, non solo, ma a fecondare un germe d'amicizia lanciato: «Nell'etere sulle ali di una farfalla», questo è difatti lo slogan di R.T.A. (Radio Trasmissioni Arcore), un amore di figlio per la propria mamma che non è più. E questo figlio è riuscito a far conoscere ed amare questa mamma agli ascoltatori, al punto che i medesimi si sono sentiti stimolati a scrivere per lei, per la sua memoria. A questo punto penso sia il caso di dare qualche nota biografica, Pacco Antonia Ferma-Sala, nata a Saletto di Vigodarzere - Padova il 17 aprile del 1908 è la mamma di Nevzo Sala presentatore radiofonico a R.T.A. Mamma Antonia è nata da una famiglia di contadini, ma ha saputo infondere nel figlio l'amore per il bello e la passione per la cultura con un grande desiderio di partecipazione che Nevio è riuscito a trasmettere ai suoi ascoltatori. La mamma di Nevio è morta a Lesmo, un paesino della Brianza, il 23 giugno 1974 ed è sepolta in quel piccolo cimitero di Lesmo, accanto alle spoglie del marito. Nevio Sala ha iniziato nel 1978 i suoi programmi a R.T.A., mentre per quel che riguarda la poesia, in una domenica di dicembre al mattino, dalle ore 6 alle 8 in un programma intitolato: «Musica e poesie», ha getta­to il primo seme di questo interesse e amore per l'arte poetica destando in tal senso l'attenzione degli ascoltato­ri, in modo che dal 2 gennaio 1979 ha dato via al pro­gramma ufficiale che ha avuto ben 24 puntate.
Dal 1 settembre del 79, questo programma ha cambiato nome ed è diventato: «Incontro con la Musa», nome che mantiene tutt'ora cioè, al momento detta nascita del libro. All'inizio del suo programma, qualche ascoltatore gli inviò delle poesie, da qui nacque l'angolo del: «Poeta anch'io» e da allora più di un migliaio dì liriche sono state inviate a R.T.A. Nel leggere queste poesie, il Nevio si è reso conto che ciò che gli perveniva esulava dal semplice desiderio del­l'ascoltatore di partecipare in qualche modo alla trasmissione, ma bensì era di fronte ad un fenomeno di cultura spontaneo con a monte dei valori umani inestimabili, ecco perché io ho tenuto a precisare l'epoca, in momenti simili, il desiderio di comunicare determinati valori anche, e sia pur attraverso una poesia, sono fatti tangibili che testimoniano una volontà di vivere la propria vita e quella dei figli come uomini e non come automi. Nevio ha stimolato i suoi ascoltatori, magari inconsciamente, ma sempre validamente in questo senso. Quindi a te caro lettore, chiedo un attimo di riflessione, se ciò che leggerai potrà sembrarti «semplice», non scandalizzarti, ma credimi e nella semplicità dei cuori e degli intelletti, che si nasconde il segreto della felicità.

Anno 1980

Mariateresa Sortino: Coriandoli di tempo - Ediz. La Tipografica Varese

Il profano, che si pone alla lettura delle poesie di Maria Teresa Sor tino, avverte subito un brivido che sconcerta, perché intuisce che l'insieme delle pa­role che ne formano la trama vibra di un suono profondo che nasce da espe­rienze di vita vissuta. Esperienze che, dopo essere state acquisite, ritornano a nuova vita e, come un monito per il lettore, invitano a proseguire il cammino della conoscenza che si snoda attraverso la poesia perché non c'è tristezza che non sia stata consumata, eppure viene presentata con serenità, direi quasi offerta al lettore su di un vassoio dorato. Personalmente, ritengo che Maria Teresa nella sua poesia abbia voluto met­tere le proprie esperienze non tanto perché sue, ma bensì per aprire un discorso sull'essere uomini e cioè: « Chi siamo? Cosa siamo? Dove andiamo? ». Ecco, quindi, che il significato di que­ste poesie ci appare chiaro: « un dialogo », prima in solitudine con se stessa poi più ampio, aperto anche alla contraddizione e in alcuni casi provocatorio, come nella poesia « Quasi un rogo », che è un condensato di sentimenti di dolore, di rivolta per l'impotenza dell'uomo ad agire e tanta tenerezza per quell'essere umano che « ai bordi della strada - brucia la sua vita - attorno a un falò - quasi un rogo ».

Anno 1983

Elsa Brigatti Somalvico: Nà gütina del lagh de Comm - Ediz. Nuova Brianza Renate

Il pensiero poetico di Elsa Brigatti Somalvico è più spesso cronaca di vita vissuta. Nasce da emozioni profonde e sempli­ci che contemporaneamente si alternano nella sua anima, non disgiunte da un amore viscerale per la sua terra: il ridente paesino di Brienno, che s'affaccia sul meraviglioso specchio d'ac­qua del lago di Como e del lago sembra riproporci: la calma, la dolcezza, ma anche i sottili rimbrotti quando accade qualche evento che ne turba per un attimo la serenità. Tutto questo è evidente e si nota nella poesia di Elsa Brigatti Somalvico, che attraverso l'espressione colorita del dialetto briennese, evidenzia non senza una punta di benefico umoris­mo i fatti e i misfatti del suo paese. A prova di quanto detto citiamo la poesia: "La Mascherada" che traccia un profilo di avvenimento storico: ".... del Barbarossa che l'è passaa in sta contrada".
Elsa è una donna semplice e saggia, pone questi pensieri po­etici nel tentativo di fermare un ricordo che serva nel futuro a dare un'immagine del presente come lei lo ha vissuto.
In effetti alcune sue poesie sono di ringraziamento verso persone o fatti che hanno testimoniato la sua vita di madre e sposa felice nelle difficoltà quotidiane. Quindi, se qualcuno trovasse in esse qualche verso zoppi­cante, non sia troppo severo, perché questa è cronaca poetica cioè, poesia di vita vissuta e amata oltre la vita.

Marco Frigerio: Adolescenza a tappe forzate - Ediz. Rebellato Editore

Al poeta si possono chiedere molte cose: che si spogli del suo essere per interpretare i nostri bisogni, che vada oltre se stesso per profetare le immagini del silenzio; da un giovane poeta, si attende di vedere la sua ottica esistenziale, quasi un raffronto con la no­stra già consumata dal tempo, uccisa dalle consuetu-dini.
Marco Frigerio è nato ad Arcare, nella verde Brianza, e in questa: «ADOLESCENZA A TAPPE FORZATE» si pone volentieri all'esplorazione dell'Io incosciente, dove s'immerge per saziare il de­siderio di conoscenza della realtà che lo circonda:...Cerco nell'aria I un riferimento I in quel luogo di sole / ove ogni mio sguardo / svanisce nel nulla.
Ma il vortice della sua anima non può dare anco­ra risposte, ecco allora, che risale e s'aggrappa alle cose di tutti i giorni con testardaggine:...Mi ributto nella vita I a testa china... e qui con occhi disincantati afferra la bellezza della natura che lo circonda:...Si sente nell'aria I il dolce sapore di campi / la festosa presenza I di alate creature...
E pur quando incontra per la strada l'amara lezione della vita:…Violenza /forza malvagia / inesorabilmente / soffochi il nostro cuore...non si abbandona ad inutili isterismi, ma scava nel profondo per ritrovare sentimenti autentici quali l'amicizia può dare. Ed ecco, allora: «Essere un amico» - Essere un amico è tendere la mano... Avere un amico è bussare / ad una porta e trovare un sorriso.
Marco Frigerio è giovane, inizia questa difficile strada della poesia con giusti passi, questo è importante, ci sentiamo di gioire con lui quando chiude con queste parole la sua poesia: «Primavera» - le medesime che lasciamo al futuro di Marco Frigerio:...Fuggito è l'inverno / e la natura tutta si riunisce / in coro d'allegria / Esultiamo!

Anno 1984

Antologia del Premio di Poesia l’esagono 1984 - Ediz. Nuova Brianza Renate

Poeti di ogni tempo hanno cercato di dare un significato, una risposta al perche si scriva poesia. Sembra facile al profano che legge il pensiero scritto e riscontra in esso i suoi sentimenti, le sue emozioni più profonde e vere, ma non è così semplice. Anche il verso più povero è dettato da quella parte sensibile dell'uomo che ne proietta l'immagine nel futuro.
In questa raccolta di poesie nata dal 1° concorso poetico bandito da l'Esagono ben si riscontrano temi e indicazioni valide di diverse situazioni ambientali che prendono spunto dai fatti di tutti i giorni, dalle motivazioni profonde Scaturenti dai legami di parentela, il desiderio di uri padre che vuole per suo figlio un futuro diverso, l'auspicata maturazione del rapporto fra un uomo e la sua donna, oppure la realizzazione di un desiderio d'amore concepito nell'anima e che solo attraverso la poesia trova la sua realtà, gli scherzi del destino, i desideri irrealizzabili, il bisogno di essere e sentirsi in pace con se stessi e vivi nel mondo. Questo e tante altre cose bellissime, sono racchiusi nei versi che hanno realizzato le poesie presentate in questo volume e che hanno il pregio della freschezza per la larga partecipazione dei giovani che hanno aperto la loro mente lasciandola libera di spaziare nel mondo, magari servendosi della musica di un vecchio ma sempre classico Bolero di Ravel.
Una raccolta che è il compendio di una cultura umanizzata che si prefigge di ascoltare: non una voce nel deserto, ma bensì un Coro di diverse estra­zioni che rende testimonianza a molteplici realtà vissute con coscienza.

Caliandro Grazio: Radiografia - Ediz. GR Besana Brianza

La ricerca del poeta è sempre un atto di fede alla vita. Una testimonianza d'amore che parla della presenza di Dio.
Questa presenza che nella poesia di Caliandro Grazio si fa mar­tellante come la goccia d'acqua che scende dalla roccia spaccata; corrosa dalle traversie della vita, nell'impatto con il «quotidiano» ricco di contraddizioni: amore-odio, amicizia-solitudine. È questa la vita che ci presenta il poeta.
Ma come la goccia riesce a perforare anche la roccia più dura, così la fede e la speranza nell'amore di Dio permette a questo poeta di guardare nel suo Io più profondo per interrogare se stesso sul de­stino comune a tutti gli uomini. E in umiltà, fa la «Radiografia» dei suoi comportamenti, non per giustificarsi, ma bensì per trovare una formula che gli permetta di sentirsi - uomo - fra gli uomini. Esistono in queste poesie dei momenti - neri -, in cui sembra che la speranza si sia perlomeno affievolita: «L'occhio è cieco/ il passo è lento/ il cuore è torbido..., sono versi tratti dalla poesia: «Inospitale», ma sono flash che subito recupera alla speranza come ne «II Sogno».... Un dubbio ad ogni passo:/ fatica di calvario;/ tuttavia oltre la cima/ attende il cielo. Questa certezza dell'Amore Divino è forse il più bel messaggio che si può recepire leggendo le liriche di Caliandro Grazio. Un uomo che vuole ribadire attraverso le sue parole una verità di coscienza; l'Uomo non è solo al mondo, ed è in questo mondo per volere Divino. Per porci questa sua presa di coscienza umanitaria, egli adopera un linguaggio semplice perché questa «Radiografia» è stata scritta da un uomo semplice, che vuole e crede nel «dialogo» fra gli uomini e non si nasconde dietro falsi pudori, ma come egli stesso scrive nella sua prima poesia: Radiologo dell'essere/ confermo le ricerche/ le paure e le speranze/ già esposte sul mio volto.

Anno 1986

Enrica Miglioli Riva: La Gabbia d’oro - Ediz. Nuova Brianza

Racchiusa nel suo guscio, ricca di stupori ingenui, Enrica Miglioli Riva si lascia percorrere nel suo iter poetico con la semplicità che ritroviamo in alcuni posti incontaminati della natura dove tut­to ci appare limpido e vivo.
Un esprimersi immediato come immediati sono i colori di alcuni pittori naïve, non dimentichiamo che la pittura è un'altra faccia di questa donna versatile, che possiede una carica vitale non indifferente. Nelle sue tele i colori non fanno difetto: sono chiari, leggibili anche se relegati ad un discorso impressionistico; cosa che non accade per la poesia, dove la poetessa riesce a superare lo scoglio didattico con l'irruenza del verso nato da esperienze di vita, ancorato allo status quo dell'autrice che mai dimentica il suo ruolo di moglie, madre e donna. È questa la sua prima fatica, non sarebbe quindi giusto tracciare dei trionfalismi, ma dobbiamo riconoscerle un valore, quello della semplicità e versatilità tematica che ben lasciano sperare nel futuro. Quindi non ci resta che attendere, e forse sperare con lei come dice in una sua poesia... Che il mio ricordo / sia per te un fiore / mai avvizzito. (Come un Pierrot)

Anno 1989

Maria Motta: Luce e Spirito

Questa seconda edizione delle poesie di Maria Motta non a caso l'abbiamo intitolata "Luce e Spirito" poiché, se a! primo volume "Poesie Scelte", ediz. M.A.C., era stato demandato il compito di tracciare un profilo del suo itinerario spirituale tanto più caro e prezioso a quanti, non avendola conosciuta personalmente, avrebbero voluto recepire il suo messaggio cristiano, che tanta luce profuse attorno alla sua instancabile opera in favore dei fratelli non vedenti. In questo volumetto, è stata curata la parte umana, il contatto con il quotidiano, l'espressione del sentimento familiare, l'attenzione e la cura con cui la poetessa si poneva nelle problematiche altrui, intervenendo con acume e fornendo preziosi consigli a quanti erano a lei d'intorno: come nella poesia dedicata alla nascita del nipote primogenito Felicino, in cui esorta la cognata Emma, con parole piene di saggezza, a conservare quei prezioso momento... Fra le memorie tue scrivila, Emmina / scrivi, in note d'azzurro, questa data; / che l'angiol dell'amor ha consacrata...A questa donna, priva della vista, ma con una vena poetica feconda, nulla fuggiva della bellezza del creato e molte delle sue liriche ci parlano di posti ameni e di sensazioni vibrate in sintonia con la natura, come nella poesia "Idillio Estivo" ... Riarsa, affaticata, / dall'estivo calor meridiano, / che fa le spighe biondeggiar del grano, / la campagna sembrava addormentata... ecco, ben delineato, un quadretto agreste! Non è che una delle tante liriche sul tema della natura, ma ben altra sensibilità incontriamo quando la poetessa ci descrive la ne­ve: ... Figlia dell'azzurro e all'algida / brezza di tramontana, / dei lunghi inverni nordici, / son l'ospite sovrana; / entro i veli del mio freddo candore / si smorza ogni rumore… In Maria Motta, l'amore per la cultura, la delizia che ne traeva, doveva essere grande a tal punto di riuscire, attraverso la lettura di opere classiche, a penetrare la sensibilità degli autori fino a gioire e gemere con essi. Una lirica rivelatrice di questo accadi-mento è senz'altro quella relativa alla lettura dei "Canti di Castelvecchio" del Pascoli che fa dire alla poetessa... C'è un gran dolor che non conosce oblìo / né rancor mai conobbe, o generoso Pascoli, ne' tuoi versi, ed il cuor mio / ti rispondea con palpito pietoso....Non mancano, in questa raccolta, alcune poesie di natura mistica, in cui la poetessa profonde toni persuasivi e forti, ricchi di fede temprata nelle vicissitudini della vita e da cui il lettore può trarre immagini di speranza. Anche in Maria Motta ci sono momenti di abbandono, solitudini che ogni poeta ha sperimentato, ma lei sembra affidarli a mani eucaristiche, ed è cosi che dubbi e incertezze assumono ben altre connotazioni; ìo spirito aiuta ii corpo debole a superare l'attimo dell'incertezza e dello scoramento, per riprendere fiducioso il cammino verso la verità. Un afflato amorevole verso se stessa e quanti come lei privi della vista, ma ricchi interiormente di una "Luce" ben più potente, è quanto emerge dalla lettura di queste liriche che sono testimonianza di un'epoca che ci giunge, per merito suo, intatta e viva con l'originalità del verso.

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