Maria Organtini


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Dal 1996 al 2001

Le prefazioni scritte

Anno 1996

Antonella Tilotta: Profumo d’Autunno

E usuale scrivere e parlare del «colore dell'autunno». Antonella Tilotta ci propone versi di poesia sul «profumo» dell'autunno. Il profumo è qualcosa d'immediato nel senso che ogni emanazione odorosa ci rende partecipe di una situazione che stiamo vi­vendo o che, proprio grazie ad esso ci ritorna in mente all'istante. Ma, il profumo dell'autunno di cui ci parla la poetessa è anche un modo per sentire e vivere l'emozioni di un'estate lasciata senza troppi rimpianti. L'immagine dell'autunno come tempo solitario che invita alla meditazione e attiva i ricordi, cattura l'immaginario che è in ognuno di noi. È singolare il percorso di questa giovane poetessa che dopo aver dato alle stampe nel 1992 "Tempo che corre...", dove l'incontro era preva­lentemente circoscritto ai sentimenti ispirati dalla famiglia e dalle prime emozioni; qui fa un salto sia temporale che di qualità presentando, in testi chiari, puliti, tematiche a confronto nel quotidiano contatto con la natura, gli uomini, i sentimenti: amicizia, amore, senza eccessivi timori ma, con la consapevolezza che debbono essere affrontati: «...con l'anima/libera/viaggio/negli spazi/del mondo,...» (Attimi di vita). Le speranze, racchiuse nei versi semplici, immediati, si propongono ad un ascolto ricco di colori, umori, legati alla natura e alla vita che ci circonda «...alba dopo alba/tramonto dopo tramonto/fuggo dalla solitudine/e rincorro/nuove speranze/d'amore. (Alba dopo alba). In questi versi si cela la misura dei suoi sentimenti: della chiarità della sua anima. Anche quando giunge l'inverno ella non si da pensiero perché «...tra/le freddi valli/innevate/sento il sole/stringermi/ in un caldo abbraccio./» (D'Inverno).
La poesia sgorga limpida dal cuore di questa donna che si affaccia alla vita e sa vedere i segni e le indicazioni che la medesima le invia. Scrive Tagore (1861-1941), poeta indiano: “A lungo durerà il mio viaggio/e lunga e la via da percorrere… e lasciai la mia traccia/su molte stelle e pianeti”. (Gitanjali-il Giardiniere-XII)


Mario Biscaldi: Fantasia Esatta (Mostra antologica) - Ediz. Litograf Oggiono
LE "SIMBIOSI"ARTISTICHE DI MARIO BISCALDI

Fa piacere, il poter affermare che le nuove forme artistiche di Mario Biscaldi possono definirsi "Simbiosi" perche l'evento di amalgama dei differenti materiali: legno, vetro, ctc... danno vita a forme che unite creano armonie nuove e simmetrie avanzate nel rispetto della struttura artistica.
L'artista lissonese Mario Biscaldi, Disegnatore progettista, Pittore, Grafico, Poeta si presenta oggi come Scultore alla ricerca di un nuovo linguaggio espressivo che coglie nella maturità il compendio di esperienze evolutive dell'uomo che ha saputo affrontare le diverse discipline artisti che con costanza, applicazione e necessaria apertura mentale propria della sperimentazione. L'arte riesce sempre a trovare la via evolutiva dell'individuo se questi ne accetta i condizionamenti estetici: spazi, volumi, segni sono le possibilità espressive che si ripetono all'infinito quando diventano necessità di linguaggio come in Biscaldi che partendo dalla grafica, attraverso l'impasto materico del colore è giunto alla manipolazione degli 'oggetti' di uso comune: bulloni, viti, tubi vari con cui ha realizzato le sue prime opere in una contaminazione costante tra vita di tutti i giorni e arie; gli oggetti assumono valenze espressive diverse da quelle per cui erano state primitivamente create. Successivamente, gli oggetti uniti in un collage polimaterico hanno dato forma ad una espressività e sensibilità artistica rispondente ad una precisa denuncia sociale che nasce dalla rivalutazione dell'oggetto dimenticato che in queste opere "rinasce" a nuova vita e torna, per magia, ad esprimere indicazioni a testimonianza di metamorfosi evolutive.

Francesco Galimberti:…el temp el sent… - Ediz. Montedit

La gira la roeuda de lo, vita
la gira semper a la svelta
la va indua nisoeugn la sa
insci dal temp di pà di nosterpà
(«So de november» di Francesco Galimberti)

Così va il mondo: le stagioni si rincorrono nel tempo e variano i colori, i suoni, gli umori. L'uomo, fin da bambino, cerca di apprendere dalla voce della madre i suoni delle parole che ascolta, costruendo le sue emozioni che poi cercherà di esprimere attraverso un linguaggio sempre più articolato fino a giungere al vocabolo che gli permetterà dì realizzare il suo desiderio. Tutto questo egli lo fa sistematicamente fino alla fine dei giorni che il destino ha in serbo per lui. In questo suo cammino, l'uomo incontra parole, segni diversi per ogni luogo di nascita dove le tradizioni, la storia, i modi di dire, vengono tramandati oralmente. Ogni Paese o Regione che sono insiti all'interno di ima Nazione, di questa hanno una linguacomune, ma contemporaneamente mantengono una specificità locale che ha dato vita ad uno speciale linguaggio.
Anche la nostra verde finanza ha un suo codice di linguaggi alquanto vari che possiamo constatare andandone a visitare i paesi. Ecco dunque, dove l'uso corretto dei vocaboli diventa un'esigenzaprimaria per stabilire un dialogo proficuo che ci arricchisca come esseri umani. Il dialetto è una lingua e come tale va studiata e ricercata. Ben si comprende allora, l'importanza di questo dizionario dì Francesco Galimberti che seppur limitato ad una parte del territorio: la Bassa Brianza Est-Milano, porta un notevole contributo all'arricchimento linguistico della Regione.
L'autore compie un lavoro di salvaguardia linguistica, attingendo le molteplici espressioni dal vissuto quotidiano e dal suo amore per la poesia dialettale che con questo strumento avrà la possibilità di essere ampliata e conosciuta più profondamente da quanti avranno la bontà di usufruirne.

Poesie nel mondo: Centro Mamma Rita Monza - Ediz.La Musicografica Lombarda Brugherio

Una poesia è I 'immagine stessa della vita
espressa nella sua eterna verità.
(Percy Bysshe Shelley)
Dipingo come un uccello canta
(Claude Monet)

In cammino nel mondo tra parole e immagini

I giorni trascorsi insieme a condividere i momenti di gioia che restano tangibili in questi versi poetici nei lavori artistici realizzati insieme, ci parlano di un itinerario, un viaggio attraverso i! mondo, per incontrare uomini e culture diverse. La poesia degli indiani d'America, il Medio Oriente con il profeta Gibran Kahil, l'Inghilterra di P. Bysshe Shelley e il Cile con Paolo Neruda, I lavori realizzati con i semi, la pasta al sale, i disegni, le maschere, i biglietti augurali, tutti mezzi per conoscere e valutare altre culture ed incontrare attraverso il pensiero e la manualità l'esperienza di altri popoli.
Nel rapporto personale con noi, l'affettuosità degli incontri, la tensione del distacco e la gioia di sentirci di nuovo insieme. Tutto abbiamo provato e di tutto siamo riconoscenti alle Sorelle dell'Istituto «Mamma Rita» di Monza che ci hanno permesso, per il secondo anno consecutivo, di essere ancora qui tra voi in amicizia e solidarietà.
A coloro che avranno la bontà dì leggere i vostri versi scaturiti con limpida Immediatezza, e di vedere i lavori che avete realizzato, noi diciamo: grazie per l'attenzione. Ma sappiate che ogni verso, ogni oggetto è nato dal profondo del cuore della giovani ospiti che con questo hanno voluto far giungere a tutti il loro SI! Alla vita.

Arte & Grafologia: Cenacolo Pamb - Ediz. Tipografica Sociale Monza

«Ogni uomo non è soltanto se stesso: è anche il punto unico particolarissimo,
in ogni caso importante e degno di nota in cui i fenomeni
del mondo si incrociano una volta sola e mai più...»
(H. Messe da «Aforismi»)

È singolare e degno di nota il lavoro che è stato fatto in questa Mostra Collettiva che il Cenacolo ha voluto realizzare con il contributo del Gruppo dì Cultura Grafolo­gica di Monza. Già da tempo avevamo preparato il «terreno» con opportuni incontri, conversazioni e piccole mostre che han­no contribuito a sensibilizzare il pubblico o quantomeno a renderlo partecipe di questo evento. Se l'arte è un modo di Fare che qualifica l'artista e quindi il tipo di prodotto scaturito dai molteplici stimoli della sua sensibilità emotiva, un fare cioè, nel quale iì pensiero s'incarna come Forma dì quello che si fa, an­che la scrittura, come manifestazione concreta di un mondo interno che sfugge, si tramuta in Forma attraverso tratti, linee, lettere, movimento, bianchi e neri, profondità, ritmo e parole. Biso­gna dare atto agli artisti che hanno accettato di sottoporre le loro scritture all'analisi grafologica e di esporne poi il risultato accanto alle opere in catalogo, di una buona dose di «coraggio». Noi siamo soddisfatti di poter offrire alla città di Monza questo lavoro che attraverso l'unione dì due Gruppi culturali ci da l'opportunità d'inoltrarci nel campo della «conoscenza» dell'artista. Forme e strumenti sono diversi gli uni dagli altri e questo è bello! L'artista mette sempre davanti a sé il mondo come egli lo percepisce, ed è questo che ce lo rende caro, perché è attraverso la sua particolare «visione» che noi riusciamo a distinguere il bello, il vero e 'amore.

Anno 1997

Marco Marinoni: Il paese delle ombre - Ediz. Tipografica Sociale Monza

«L'uomo vuole sapere ciò che egli è, non ciò che è stalo,
ciò che è ora e che resterebbe eternamente scritto
nei registro del possibile se pure egli dovesse mutare»
(Rodolfo Quadrelli da «Filosofia delle parole e delle cose)

Questa ricerca del sé come individuo ci porta a leggere le storie di Marco Marinoni che qui si presenta come narratore, mentre egli è molte altre cose: poeta, musico, studioso di psicologia. La sua giovane età non tragga in inganno perché possiede una personalità complessa e in effetti la scelta del titolo: «II paese delle ombre» ben si presta ad un gioco di chiaroscuri. Sette brevi racconti dove s ' intravvedono i germi di una fantasia gioco­sa che non disdegna un che d'intrigante, magari preso a prestito da fantasie vicine al paranormale, con qualche venatura di giallo che non guasta mai. Gli ingredienti per stimolare il lettore ad addentrarsi nel suo mondo letterario ci sono; le belle illustrazioni realizzate dal pittore Franco Langè oltre a facilitare visivamente il dettato narrativo del Marinoni ne completano l'opera.
«Ogni cosa deve iniziare con un viaggio» sono le parole con cui si apre questa raccolta e, pensiamo che siano anche quelle giuste perché tutti noi siamo in viaggio nella vita e la méta ci attende prima o poi. Sta a noi saperla individuare per poterla raggiungere.


Angelo Messina: Verso sera - Ediz. Montedit

Lo stato di sensazione profonda in cui ci sentiamo attratti nel leggere questi versi, ci fa percepire il mondo poetico di Angelo Messina come un mezzo per esaltare l'armonia dei ricordi che vibrano nel suo cuore.
Gli affetti cari della madre, della moglie a cui dedica queste pagine, degli amici: Come in un vecchio album ingiallito I rivivono nel cuore i miei ricordi ci rendono partecipi delle situazioni. È il poeta stesso che ammette il trascorrere del tempo, la nostalgia del passato, il desiderio di fermare per un attimo, sul foglio bianco, le sensazioni, gli umori che ancora vivono e chiedono attenzione. È una poetica crepuscolare, velata di malinconia dove, seguendo l'impronte del Pascoli, ed egli non ne fa mistero, indugia immerso nella natura come per respirare «ossigeno»... Passo l'attesa estate / vici­no al mare / ove m'immersi bambino / e guardo l'onde... (Pensieri). Anche l'alternarsi delle stagioni è motivo di rammarico: ...E bussano i ricordi all'uscio chiuso: il passato ritorna e il cuore duole... (Marzo 1996). Il senso profondo della vita è supportato con mente vigile ed egli s'interroga sul cammino percorso; vaglia tutta la gamma dei sentimenti che hanno ispirato i suoi versi e creato l'immagine di cui arric­chisce questa sua raccolta: Verso sera.

Anno 2000

Ornella Sala: Oltre l’apparenza - Ediz. Montedit

La poesia si snoda tra i sentieri del bello e del buono, dove il sentimento c'induce a «... liberarci dei gravami terreni e ci porta in alto, come un aerostato, con tutta la zavorra di cui siamo fatti e ci fa contemplare le contorte strade della Terra che si snodano sotto di noi». Come ebbe a dire Goethe in una delle sue qualificate massime.
Ho conosciuto per caso, ad un concorso di poesia, Ornella Sala e subito i suoi versi hanno suscitato in me il desiderio di appro­fondire il significato e la conoscenza dei medesimi. Oggi mi trovo a proporvi questa sua silloge dandovi la possibilità di entrare con me nel suo mondo. È una raccolta di poesie che nasce e vive nel cuore dell'autrice e s'intitola Oltre l'apparenza. Qui, Ornella Sala si presenta per la prima volta consegnandoci la sua 'anima' come un fiore prezioso, bisognoso di accoglienza e pronto nell'offrire all'attento lettore il profumo di una vita vissuta nella piena accettazione di sé. La forma si adatta e compenetra nei sentimenti generati dall'ispirazione che per la poetessa attingono ai valori familiari, il suo essere madre previdente e amorosa «Vorrei la tua giovi­nezza / fermare nella pietra, / che diventi eterna / l'ala bianca del mio amore / sul tuo viso di perla...» (da Figlia}. Ma c'è anche la nostalgia del tempo che passa, come nella poesia «Cade l'estate dove si avvertono languori che lasciano l'anima... e come cera si sfanno». La poesia Una sola primavera che apre la raccolta, ne segna l'imput con i versi: «.. .Arrogante come una zingara / e ladra...», in cui la forza visiva dell'immagine di una donna forte e voliti­va, decisa ad essere se stessa, comunque vada a finire, è ben impostata. Molto c'è da meditare in queste pagine, dove s'incontrano le immagini del padre, la madre, archetipi di una personalità che fanno sentire il peso e segnano l'impostazione poetica dell'autrice. La poetessa attinge poi dalla natura le emozioni del quotidiano. Tornano i vissuti pascoliani di antica memoria, traslati in una rivisitazione aggiornata in termini d'attualità, dove la natura, metafora del quotidiano, ne assume le valenze e si fonde con la personalità dell'autrice che ci confessa: «S'acquieta nel respiro del tempo / la brama che ho della vita...» dalla poesia Le ragazze del 68. Il dolore e la morte si affacciano in questa prima raccolta di Omelia Sala come presa di coscienza. Una tappa forzata della vita, che riesce a valorizzarne il dono, sublimandola nella più sicura accezione poetica.

Anno 2001

Marisa Elia: Afasie scomposte - Ediz. Montedit (1° Premio “Città di Monza 1999)

In questa raccolta di poesie di Marisa Elia, vincitrice della prima edizione del Premio di Poesia «Città di Monza» 1999 con la poesia Le donne dei Taliban, troviamo altri testi ispirati a quell'esperienza e ci sen­tiamo di affermare come il grande Goethe in una sua celebre massima: «La capacità di cogliere e di esprimere dal vivo gli stati d'animo fa il poeta». Afasie scomposte è questo il titolo della silloge, si presenta come un diario intimo che raccoglie e racconta remozioni, l'esperienze che la Elia ha maturato nell'incontro con il popolo dei Talibani. I colori, gli umori e persino e persino certi profumi di quella terra lontana ci appartengono e vengono resi familiari dalla pofonda sensibilità dell'autrice che sa riconoscere e valutare le immagini, gli incontri, in un clima rarefatto di solitudini, silenzi che vanno oltre: ...le donne dei Taliban I abbassano mille volte I gli sguardi appassiti I e fuggono via. Al poeta non bisogna chiedere di andare oltre le proprie emozioni, egli può solo richiamarle alla memoria e offrircele come dono prezioso: Tra gli archi di pietra I secolari si odono I i venti del deserto I che portano a folate I l'odore del rosmarino... (da «I figli di Quahtan»). La memoria non tradisce la poetessa, nei ricordi, il pensiero lontano nutre il cuore. Questa silloge, impreziosita dal disegno del pittore lissonese Mario Biscaldi, ci offre l'immagine di tre donne in costume arabo stilizzate che ne identificano il contenuto. All'interno troviamo poi alcune immagini fotografìche della stessa Marisa Elia che completano il discorso di solitudine - la panchina - di emarginazione - i panni stesi - e l'aridità del Deserto. Ma anche nel Deserto, la vita muove i suoi incontri, crea le sue unicità, continua il suo esistere e questo è in definitiva il messaggio di chi pur non avendo voce («Afasia»), trova il mezzo di far conoscere e testimoniare la sua presenza: ...un vecchio rugoso / ...e guarda / con paterno trasporto / il perpetuarsi eterno della vita (da «II contadino»). È così che la poetessa ci comunica il suo pensiero.

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