Maria Organtini


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Gli articoli scritti

“il Cittadino” Giovedì 9 novembre 1972

Monza fra i 30 mila al raduno di "Mani Tese,,

«La vostra non è una marcia vittoriosa ma una mobilitazione». Così ha detto Follereau rivolgendosi ai trentamila giovani aderenti al movimento «Mani Tese» che domenica si sono dati appuntamento a Firenze in piazzale Michelangelo.
«Che cosa ha fatto questo secolo? 78 guerre, cento milioni di morti, tutti uomini che non avevano chiesto dì morire». Ciononostante si continua a parlare di armamenti. Nel 1980 il mondo spenderà (è stato statisticamente calcolato ) per suicidarsi quattromila miliardi di dollari in armamenti. Non ascoltate coloro che parlano di riforme mangiando biscottini, ma siate voi i rivoluzionari dell'amore, voi che oggi siete qui riuniti sotto l'insegna di «cittadini del mondo».
Dopo Follereau ha preso la parola Padre Roger, il quale ha invitato tutti i giovani a vivere il loro cristianesimo in comunione con tutti coloro che soffrono compresi i vecchi che vivono segregati negli ospizi. «Io propongo» ha detto Padre Roger «di sopprimere gli ospizi e che ogni vecchio sia accolto in una famiglia».
Ed infine, tra un'ovazione generale, sorridente ha parlato Mons. Camara. «Abbiate fede, capite ed amate Cristo figlio di Dio morto per noi tutti sulla croce!». Un giovane senza speranza non è più giovane. L'uomo non deve continuare a distruggere se stesso! La scienza e la tecnica siano al servizio dell'uomo per la sua giusta evoluzione. Basta con lo sfruttamento operato dalle potenze capitalistiche e socialiste a danno dei paesi poveri. Basta con le religioni che si accomodano allo stato delle cose e ai propri interessi». «Io propongo», ha aggiunto H. Camara, «un'alleanza tra tutte le razze e religioni esistenti, per un mondo più giusto, e come segno della nostra decisione di lottare per la giustizia nel mondo, iniziare dalle ingiustizie locali. Abbandoniamo l'espressione «Sviluppo», che è una parola ingannevole, e parliamo invece di «Liberazione». Liberazione dagli egoismi, dalle guerre, dall'oppressione, dalla miseria, dal paternalismo, dalla paura. Viviamo finalmente l'insegnamento di Cristo, affinché non ci siano più né super-uomini, né sub-uomini, ma solo uomini.
Il raduno iniziato con la concentrazione dei vari gruppi in piazzale Michelangelo è poi proseguito, all'interno dello stadio fiorentino, con una suggestiva cerimonia culminata con la Santa Messa, concelebrata da un cospicuo numero di sacerdoti di diverse nazionalità. Anche il Gruppo di Monza ha partecipato al raduno con entusiasmo. Fra di essi merita una segnalazione Roberto Di Mauro che nonostante una grave menomazione alle gambe, ha portato a termine con decisione ed encomiabile volontà, la non lieve fatica della marcia, su una distanza di circa 20 km. La più giovane partecipante è stata Maria Zucchetti di soli 12 anni; inutile aggiungere che anch'essa ha voluto portare a termine la «camminata».

Maria Organtini


L'insegnamento delle lingue a un convegno internazionale

In occasione del quarto Convegno Internazionale che; si è svollo a Milano al Museo della Scienza e della Tecnica nei giorni dal 2 al 4 novembre, l'avvocato professor Francesco Ogliari presidente onorario degli: «Oxford Institutes Italiani», ha tenuto una conferenza stampa al ristorante « Gourmet » di Milano il 31 ottobre u.s. Dopo l'introduzione fatta da Mr. Formiga (segretario de­gli Oxford Institutes) ha preso la parola l'avvocato Ogliari, il quale ha illustralo le finalità e gli scopi didattici degli: «Oxford Institute Italiani » e i vantaggi offerti dai nuovi metodi d'insegnamento i quali si avvalgono dei più moderni mezzi tecnici. Fa presente il professore Charles Wilson del Centro Sperimentale Audiovisivi-CSAIL di Monza. E' stato posto in evidenza il favorevole consenso accordato agli «Oxford Instilutes» dal Ministero della Pubblica Istruzione, il quale si avvale della collaborazione di questi istituti, per un aggiornamento della sua classe insegnante di lingue estere.

M. O.


“il Cittadino” Sabato 18 novembre 1972

La Milano del pittore E. Di Guida

Una riunione tra amici, que­sto è stato il party che è avve­nuto alla Terrazza Martini di Milano il 14 novembre u.s.
Cari amici che hanno volu­to testimoniare con la loro pre­senza, il consenso e la simpa­tia che suscitano i quadri del pittore E. Di Guida, dove sì può ancora vedere una Milano piena di sfumature, di tenerez­ze racchiuse e nascoste nei suoi angoli più belli e che pur­troppo va scomparendo!
Queste opere raccolte ora in un volume, sono state presen­tate ai numerosi convenuti, da Carlo Ripa di Meana (presi­dente dell'ente turismo dì Mi­lano) il quale ha anche dato notizia di un'altra iniziativa, cioè l'inserimento di alcune di ] queste opere, nei cataloghi tu­ristici che rappresentano Mi­lano, per far conoscere a tutti la poesia e l'amore che questa città ha saputo ispirare a un pittore come il Di Guida, che sente ancora il valore delle ve­rità.
L'accostamento che Raffaele de Grada ha voluto tentare con gli scritti su Milano di Stendhal, è apparso assai rea­listico e convincente, non dob­biamo dimenticare poi che iì Di Guida viene dal giornali­smo, quindi prima ancora di dipingere Milano con il colore egli l'aveva già fatto con la penna.
In questa occasione è stata anche annunciata la mostra che-si terrà il 1° dicembre del 1972 alle Cariatidi.

“il Cittadino” Giovedì 23 novembre 1972

LE NOSTRE INCHIESTE (Prima Pagina)
I castighi nelle nostre scuole elementari
Non si mette il ciuccio al collo degli scolari - Registrate su nastro le risposte dei Remigini

Quando si parla di scolaretti di scuola elementare vengono alla mente le immagini di .bei bambini un po' vivaci sì, ma in ordine e tranquilli. Si tira un sospiro di sollievo se si pensa che appena un gradino più su (le medie) c'è il caos, la contestazione. Questo accade però, solo se ci si ferma alla superficie delle cose, perché appena proviamo a parlare con i “bei bambini” ci rendiamo perfettamente conto che sono tutt'altro che tranquilli, sono loro infatti i primi che contestano, e non per il gusto di farlo, ma perché (ce lo dicono loro stessi) c'è qualcosa nella loro scuola che non va: « Nella nostra classe ci sono tre file di quelli che sanno i problemi, poi altre tre o quattro di quelli che non sanno». Come pensate che si debbano sentire quei bambini delle file di «quelli che non sanno?». Ho conosciuto il padre di un bambino di prima elementare il quale era disperato perché dopo appena un mese di scuola, l'insegnante lo aveva mandato a chiamare per dirgli che suo figlio era un “ritardato”. Chi non ricorda i metodi di punizione che esistevano ai nostri tempi nelle scuole elementari? (il cartello con la scritta «asino», le bacchettate sulle mani), si dovrebbe credere che ora con l'introduzione dei nuovi metodi e delle nuove concezioni sulla scuola, tutto questo sia retaggio d'altri tempi! Questo è ciò che ci ha detto una bambina di quinta elementare: «chi non sapeva magari la storia o le divisioni, ci metteva il ciucciotto rosa e ce lo lasciava al collo per mezz’ora, e tre volte la classe ci diceva: «vergogna, vergogna, vergogna». Un'altra bambina: «La mia maestra da le sberle sulla faccia, certi piangono e certi stanno lì e non dicono niente». Dobbiamo riconoscere che un certo aggiornamento c'è stato! Ho chiesto ad un bambino di quarta: Come è la tua maestra? mi ha guardato per un po' e poi mi ha dato questa risposta: «Non c'è mai in classe la mia maestra, è sempre fuori a chiacchierare». Al­lora ho chiesto: «Chi vi fa lezione? ». «La facciamo ogni tanto, lei da il compito e noi lo facciamo, poi lei va in corridoio a chiacchierare con le altre maestre». Questo bambino fa in media un'ora di lezio­ne al giorno, potrebbe sembrare un bambino contento, studia poco, tutta la mattinata la passa in una continua ricreazione, invece alla domanda: «Cambieresti qualche cosa nella tua scuola?» ha risposto: «Sì, stare dentro di più perche dopo quando cambio scuo­la, là si studia e se continuo a far niente, non ci vado». Debbo dire che questa insegnante è prossima alla pensione, però non mi sembra una ragione sufficiente! Ogni anno scolastico speso male, si ripercuote inevitabilmente nei successivi, ed anche se alla fine il ragazzo sarà promosso, quando andrà nella classe superiore si tro­verà indietro rispetto agli altri, ed è proprio questo che già oggi lo spaventa. Purtroppo dobbiamo guardare la realtà così com'è, ci sono le classi dove le «ricerche» sono quasi inesistenti, dove i «lavori di gruppo» non sanno cosa siano, e quando incontriamo una classe che «fun­ziona», ci accorgiamo che tutto il merito è proprio dell'insegnante. Un bambino di terza elementare che ha la fortuna di avere una brava insegnante ce la descrive cosi: «Paziente, brava e scherza». Quando c'è qualche compagno che sta male, va a trovarlo, si interessa. Non dobbiamo dimenticare il rapporto che si stabilisce tra alunno e insegnante che in questa età è particolarmente sentito. Molti bambini alla domanda «preferiresti studiare a casa o andare a scuola» hanno risposto «scuola» perché avevano una insegnante che si interessava a loro, ai loro problemi.
«La nostra è l'unica maestra che ha accettato di fare catechismo, perché le altre non volevano, dicono: «Si perde un sacco dì tempo e ci si stanca di più». Così i meno fortunati si ritrovano in classi dove anziché imparare ad essere uniti nello studio e nel lavoro di gruppo, imparano, e questo è triste doverlo ammettere, che ci sono i più intelligenti e i meno, e che chi non ha la possibilità di mandare i propri figli a ripetizione si vedrà inevitabilmente il figlio tra i «meno intelligenti », con tutte le conseguenze che ne derivano sia sul piano umano che sociale.

M. O.


“il Cittadino” Giovedì 23 novembre 1972

I GIOCHI E I LIBRI di Bruno Munari

Abbiamo incontrato Bruno Munari al «Tanzi Centro» di Monza, ed è stata un'esperienza veramente interessante. C'erano tanti bambini di tutte le età che giocavano tranquilli e felici con i giochi che l'arti­sta ha creato appositamente per loro, non accorgendosi neppure dei vassoi di caramelle che erano stati preparali al centro del grande tavolino attorno al quale stavano giocando.
Dobbiamo dare atto a Munari, di aver saputo creare dei giochi diversi, dove la fantasia, la creatività e la logica del bambino vengono sollecitate sempre più in un crescendo dì composizioni e colori sempre diversi. Prendiamo ad esempio uno dei giochi il «Più e Meno» è composto di cinquantotto carte con diverse immagini. Sovrapponendo alcune immagini di alberi otteniamo un bosco. Continuando a sovrapporre al bosco il disegno con la pioggia, oppure quello con il sole, la luna, la neve, il volo degli uccelli il disegno si modifica a piacere continuamente e l'interesse del bambino aumenta stimolandone così la sua capacità creativa.
Bruno Munari ha creato anche dei libri, diversi sia per struttura che per il contenuto.! Anche il colore e stato adoperato in modo personale, cercherò di spiegarmi meglio con un esempio.
Siamo sempre stati abituati a leggere la favola di «Cappuccetto Rosso» in una data maniera, lui ha cambiato il colore rosso con il verde ed ha creato «Cappuccetto Verde». Fin qui può sembrare facile e banale, ma lui è andato oltre, mettendo il colore verde al posto del rosso, ha voluto di proposito sdrammatizzare il personaggio e adattarlo alla realtà di oggi, ha infatti lasciato i pericoli e le paure che aveva incontrato cappuccetto rosso nell'attraversare il bosco, ma li ha tinti di verde (speranza, fede) e in più le ha dato un'amica, la rana «Verdocchia». Quando cap-puccetto verde sarà in pericolo, non sarà più il «cacciatore» con il fucile a salvarla, ma tante care piccole rane chiamate dalla sua fedele amica Verdocchia, che dando l'assalto al lupo lo faranno fug­gire. Questo è il valore della nuova favola, il trionfo dell'amicizia contro i mali che ci affliggono, non più la forza, ma l'amore, che è la vera forza. Educare i ragazzi in questo senso, e crescere cioè solidali tra loro, è il desiderio di Bruno Munari. I suoi giochi sono per tutte le età, e soprattutto possono essere fatti insieme da grandi e piccini, senza litigio alcuno, anzi aiutandosi i trovare il foglio o il pezzo che manca alla realizzazione del disegno o della composizione. La mostra resterà aperta sino al 16 dicembre.

M. O.


“il Cittadino” Giovedì 30 novembre 1972

LE NOSTRE INCHIESTE (Prima Pagina)
Roast-beaf in redazione - Oggi la carne dall’Argentinia prestissimo dalle tessiture

Si è sempre detto che per fare un buon roast-beef occorresse della buona carne, perché questo è un po' la fatidica prova del nove.
Noi possiamo ben dire di es­sere riusciti in questa prova adoperando, per l'occorrenza la carne «Argentina», che in questi giorni è posta in vendita a Monza presso sei macellerie in differenti zone della città. L'iniziativa è sotto il diretto controllo. dell'Ammini­strazione comunale che dopo l'esperimento, delle vendite a prezzi concordati, effettuati nella scorsa primavera, ha lanciato ora una nuova iniziativa in accordo con la SO.VE.CO. di Milano basata sul sistema delle vendite controllate. Il tipo di carne ora in vendita a Monza è «refrigerata», cioè deve considerarsi come «fresca», poiché confezionata sotto vuoto in particolari involucri di materie plastiche, subito posta in speciali celle refrigeranti giunge in Italia con speciali navi frigorifero. La sera prima della messa in vendita, viene tolta dall'involucro e posta a temperatura dei normali frigoriferi. Con questo metodo la carne riacquista la sua primitiva freschezza, poiché il tempo intercorso dalla macellazione all'arrivo nei nostri negozi, è equivalente a quello che occorre per una normale frollatura della carne. I controlli sanitari vengono effettuati sia all'origine, con l'applicazione di un idoneo cartellino recante la specie dell'animale, la categoria, il tipo di taglio, il peso, il nome e la sede della ditta confezionatrice, che al confine. Un ulteriore controllo viene poi effettuato prima della vendita per constatare la freschezza, la genuinità del prodotto, onde evitare di mettere in commercio carni avariate. Importante in questo tipo di carne è il metodo di cottura e la conoscenza di alcune regole fondamentali, regole validissime per la cottura di «ogni, tipo di carne». Molto spesso le massaie si lamentano che la «bistecca» è dura oppure si è ritirata, quante di loro sono al corrente che il salare la bistecca durante la cottura in­durisce la carne? Che per farla cuocere a fuoco lento anziché renderla più tenera contribuisce a farla restringere e ad indurirla? Buona norma quindi, e quella di far cuocere la bistecca a fuoco vivo e salarla, poi nel piatto.
Nel cucinare il roast-beef, abbiamo adoperato il sistema del girarrosto; infilzando la carne dopo averla legata con dello spago sullo spiedo mettendola in forno a 200 gradi circa di temperatura per mezz'ora, senza alcun condimento, in questo modo la carne ha mantenuto tutto il suo gusto e la sua sostanza, il colore era perfetto, leggermente rosato al centro. Altra nota degna d'importanza ci sembra questa, la carne non ha perso di peso, cioè non si è «ritirata» e il calo se c'è stato, era uguale a quello di qualsiasi tipo di carne. Ci sono dei pregiudizi da sfatare sulla carne «Argentina», molti credono che sia congelata, perciò la rifiutano. (A parte il fatto .che se anche lo fosse, potrebbe questo essere una garanzia sulla genuinità del prodotto). Questa carne è «fresca», infatti come, ci è stato detto durante l'intervista ad uno dei macellai che la vendono, è carne fresca che appena macellata viene messa sotto vuoto e posta in frigorifero, l'involucro che la contiene viene poi aperto la sera precedente la vendita, per cui è da considerarsi «fresca». Abbiamo voluto provarla anche con un altro metodo di cottura, d'altronde la grande differenza che c'è nel prezzo, è ciò che ci ha convinto ad effettuare queste prove, affinché i cittadini fossero in grado di fare poi le loro scelte. Se facciamo un confronto, vediamo che un chilo di polpa nostrana, va da L. 3.300 a 3.500 - argentina stesso taglio L. 2.000-2.500 - il roast-beef L. 3.900 quello italiano, L. 2.800 quello argentino; il filetto a sua volta è venduto a L. 4.000 il chilo (ma dobbiamo dire che alcuni lo vendono a prezzi più elevati), mentre quello argentino è venduto a L. 3.500. Da questi confronti si può arguire come tali prove siano pienamente giustificate. Il brasato è uno dei piatti principe della cucina milanese, quasi ogni domenica compare sulle mense, quindi come non provare anche «lui» con la carne Argentina? A questo riguardo c'è una nota da fare: «Poiché questo tipo di carne tende ad avere un sapore un po' dolce, noi consigliamo di non mettere la carota tra gli ingredienti, beninteso che questa è una nota solo a chi piace un gusto più «piccante». Ci siamo permessi inoltre per chi vorrà seguire il nostro esempio, di mettere alla fine di questo articolo due semplici ricette constatato come coloro che hanno assaggiato la carne «Argentina», ne siano rimasti soddisfatti, e come ci ha risposto una signora; alla domanda: «Continuerà ad adoperare que­sta carne?» «Senz'altro, prima di tutto la trovo più conveniente, io ho una famiglia piuttosto grossa e di conseguenza se la vendita continuerà, io sarò tra le compratrici...».

Maria Organtini


“il Cittadino” Giovedì 7 dicembre 1972

LE NOSTRE INCHIESTE (a cura di Maria Organtini)
Con 8 mila lire al Comune un albero davanti a casa

Abbiamo intervistato il sindaco di Monza prof. Bertazzini, l'assessore ing. Galbiati, l'assessore Gigi Tanzi, il presidente di Italia Nostra ing. Bellini, il direttore del Parco geom. Sanzogni, il presidente della Pro-Monza avv. De Simone e il naturista prof. Desio, tutti sono stati concordi nell'affermare che Monza ha bisogno di alberi. Se pensiamo che su una superficie di 32 km quadrali (tale è l'estensione di Monza) ci sono appena 4000 piante, ci rendiamo conto come esse non siano sufficienti. La funzione dell'albero in città è senz'altro duplice da un lato ci salvaguarda dai danni causati dallo smog, da gli inquinamenti, dall'altro la vista del verde ha una sua funzione precisa sia come fat­tore estetico, che psicologico. Le zone che per ora sono curate con vari spazi verdi, sono le seguenti: piazza Trento Trieste, via Passerini,, p.za Carducci, p.za Citterio, via Ugo Foscolo, le aiuole esterne al Cimitero e il parterre centrale di v.le Cesare Battisti.
Per quanto riguarda gli alberi, le zone in cui si trovane sono le seguenti: p.za Castello, via U. Foscolo, via Buonarroti, v.le Cesare Battisti, v.le Emanuele Filiberto, v.le Regina Margherita, v.le Brianza, Triante, v.le Vittorio Veneto, v.le Romagna e v.le Campania. Molti di questi alberi sono stali danneggiati sia per cause naturali (vento, fulmini ecc.) che per un'errata messa a dimora.
L'amministrazione comunale spende come bilancio ordinario, dai 3-4 milioni all'anno per la manutenzione dei giardini e delle piante nell'interno delle case popolari, ed ha appalti annuali nelle scuole, asili ed alcuni campi giochi per un totale di circa 4 milioni.
Con una delibera che è già arrivata alla giunta, e che ha avuto un'approvazione formale, il Comune si prepara a spendere 2 milioni circa pei sostituire le piante danneggiate. Una pianta a foglia non persistente tipo Tiglio. Platano, Celtis ecc. viene a costare delle 8 alle 10 mila lire compresa la messa a dimora. Noi vorremmo suggerire a quanti sono coscienti dell'importanza di avere una città, ricca di verde e di alberi, poiché nonostante la buona volontà dimostrata dall'amministrazione comunale gli stanziamenti a favore delle piante non sono sufficienti, di regalare loro stessi un albero per il proprio quartiere usufruendo delle tariffe, che vengono applicate al Comune. Quest'anno è stato approvato uno stanziamento di un milione per le nuove piantumazioni nella zona Cederna, in via Luca della Robbia.
E' una buona cosa ma non è tutto, sta a noi singoli aiutare il Comune in questa opera.

M.O.


“il Cittadino” Giovedì 25 gennaio 1973

Pap-test: mano della speranza nella lotta contro i tumori

Intervista con il professor Bratina del nostro Ospedale - due centri Anti-cancro aperti gratuitamente - in sei anni visitate 17 mila donne di Monza e circondario col 6/7 per mille di casi tumorali.
In questi ultimi tempi si è riaccesa la fiaccola della speranza nella lotta contro i tumori. La scoperta del prof. Giulio Tarro, 34 anni, nato a Messina, che ormai da sette anni collabora con il prof. Sabin in un programma dì ricerca che ha come obiettivo l'origine virale dei tumori, ha portato alla scoperta dell'Herpes simplex. Un virus che sarebbe presente in molti casi di tumori della sfera urogenitale (vescica, reni, prostata e utero). In questi giorni il prof. Olimpio Chesi dell'ospedale mandamentale di Tione Trento, ha a sua volta dichiarato di aver individuato nel sangue di pazienti portatrici di tumori della sfera genitale, una sostanza particolare che potrebbe essere considerata una «spia» del tumore stesso. Alla luce di queste nuove speranze abbiamo voluto sentire com'è la situazione di Monza nel campo della prevenzione dei tumori. Siamo andati a parlare con il prof. Bratina del centro analisi anticancro dell'ospedale S. Gerardo. Da circa sei anni funziona presso l'ospedale, un centro anticancro, dove ogni donna che lo voglia può accedere nei due giorni settimanali del martedì e venerdì, è convenzionato con la mutua quindi basta richiedere l'autorizzazione al proprio medico curante, oppure dietro pagamento della somma di L. 4500 si ottiene l’esame, il quale viene consegnato entrò circa 5 giorni dalla data del prelievo. L'analisi in questione si chiama Pap-test. A Monza ci sono 25 mila donne e dall'apertura del centro, si sono sottoposte all'esame circa 17 mila donne, di varie età (questo dato comprende anche le donne provenienti dalla cintura di Monza). difatti seppure indispensabile alle donne dai 30 anni in su, il test è consigliato anche alle le più giovani. Nessuno deve aver timore di affrontarlo, anche una donna non sposata può sottoporsi ad esso. L'esame viene praticato nel periodo successivo la mestruazione, non necessita di alcun accorgimento speciale, l'unica cosa da evitare sono le lavande interne perche toglierebbero una parte delle cellule che interessano e formano la flora batterica.
Per mezzo di questo test si possono individuare varie forme infiammatorie e curarle nel modo specifico, perché appunto individuando il tipo di batteri responsabili, possiamo aggredirli nel modo migliore. Calcolando che talora occorrono anche anni per lo sviluppo di un tumore, ci si rende conto di come un costante controllo (una volta all'anno), può impedire lo svilupparsi dello stesso. La durata dell'esame è di circa un minuto, ed è indolore. Esso avviene con l'introduzione di un tamponcino non più grande di un comune «cotonfioc», è composto di un'ovatta speciale, cioè non assorbente, il quale passato sul collo dell'utero, avvolge come una pellicola, le cellule che si trovano in esso, per poi deporle, svolgendole su di un vetrino e formando uno «striscio», il quale verrà poi analizzato al microscopio. In alcuni casi si può procedere ad un piccolo raschiamento, e allora si ricorre ad una spatolina di legno per il prelievo. Molte volte è sufficiente questa piccola operazione per asportare delle cellude cancerogene. Dai dati raccolti in sei anni di lavoro sono risultate affette da tumori, il 6-7 per mille delle donne sottoposte al test, e il 10-12 per mille avevano lesioni pre-cancerose. In molti di questi casi è sufficiente il ricovero in ospedale e un esame bioptico come terapia. L'età delle donne più colpite varia dai 38 ai 50 anni, ma ci sono stati casi anche attorno ai 20 anni di età. In Monza esiste anche un altro «centro», ed è quello comunale di via Lecco sotto il patrocinio della Lega dei Tumori. Si sta ora tentando di allargare l'indagine anche ad un gruppo di comuni.

M.O.


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